Concerti
con guida all'ascolto
a cura di
Pier Paolo Bellini
“Solo lo Stupore
Conosce”
Franz Schubert
- Aquarello di W.A. Rieder, 1825
Programma
Franz Schubert
(1797 – 1828)
SONATA IN LA
MINORE
PER ARPEGGIONE
E PIANOFORTE
D. 821 (1824)
Allegro
moderato
Adagio
Allegretto
Andrea
Noferini, violoncello
Giulio
Giurato, pianoforte
Guida all’ascolto
a cura di
Pier
Paolo Bellini
Dall'introduzione
di Luigi Giussani
(estratto
dal libretto incluso nel CD della collana “Spirto
Gentil”)
Quando ascolto
la Sonata per arpeggione e pianoforte di Schubert non posso fare a meno
di augurarmi che lo sviluppo del cammino di ciascun uomo raggiunga la medesima
perfezione espressiva – armonica e melodica – di questo capolavoro.
È raro
ascoltare un brano musicale più bello e più compiuto di questa
composizione. La musica, così intensamente carica e vibrante di
dolcezza, senza nessuna pretesa di impressionare, si svolge discretamente,
accettando di nascere da ciò che c’è, quasi obbedendo a qualcosa
d’altro che non l’effluvio dei pensieri e dei sentimenti del compositore.
E proprio in questa obbedienza, nell’amorevole approfondirsi del rapporto
con ciò che è dato, Schubert scopre il Mistero e si avvicina
alla perfezione.
Così,
il percorso del musicista diventa metafora della vicenda umana; ognuno
di noi è fatto perché quello che Dio chiede alla sua vita
– la vita come vocazione – raggiunga una perfezione di armonia e melodia.
Da che cosa può nascere la gioia se non da questa obbedienza? Perché
l’armonia è un’obbedienza; a livello di libertà, di intelligenza
e di amore, l’armonia è un’obbedienza. Chi riconosce ciò
per cui è fatto, chi desidera la perfezione della sua vita, la chiede,
la segue, le obbedisce. E, infatti, che cosa è il secondo movimento
di questa Sonata, se non appassionata e tenace domanda?
Mi immagino
Schubert teso alla bellezza e alla perfezione in quello che scriveva, disponibile
al vero e al bello. E quale atteggiamento dell’uomo è rivelatore
di questa disponibilità, che è pure l’unico modo per conoscere
veramente? Innanzitutto lo stupore. Lo stupore è lo sguardo contemplativo,
è la conseguenza dell’unico modo di abbracciare veramente un fatto,
un avvenimento, un incontro. “I concetti creano gli idoli, solo lo stupore
conosce”, diceva Gregorio di Nissa, un grande Padre della Chiesa dei primi
secoli. E infatti, è solo abbracciando il vero e il bello che la
nostra persona si costruisce. La personalità è data dalla
coscienza del fine, da un giudizio sulle cose, dalla coscienza del rapporto
delle cose con il fine, e dalla libertà come adesione, come energia
che fa aderire al fine della propria azione. Ogni volta che ci sovviene
di ascoltare l’Arpeggione, proviamo a immedesimarci con la genialità
compiuta di Schubert, augurandoci che analogamente lo sviluppo della nostra
personalità raggiunga la perfezione espressiva a cui è chiamata.