Letture da “Il porto sepolto,
“l’Allegria” e “Un anno sull’altipiano”
Immagini dalle interviste
a Giuseppe Ungaretti e da archivi storici
Musiche del tempo e musiche
senza tempo
Ugo Pagliai, letture
Giulio Giurato, pianoforte
Roberto Ravaioli, adattamento
e regia
Cento anni sono passati dall’inizio del
primo dei sanguinosi conflitti che hanno segnato il secolo scorso. Ormai
più nessuno dei protagonisti è ancora vivente. E la memoria
si fa sempre più flebile, soprattutto nei giovani di oggi, per i
quali fatti molto più recenti, come la caduta del muro di Berlino,
sono già sconosciuti.
Basterebbe fare un giro all'impressionante
sacrario di Redipuglia per subire il contraccolpo di una tragedia umana
di dimensioni sconvolgenti.
Eppure evidentemente la memoria non basta,
se dopo solo 20 anni dalla fine della prima guerra l’Europa è ricaduta
in una trappola ancora più profonda, trascinando con sé il
mondo intero.
Per questo lo spettacolo "Attaccato alla
vita", riprendendo questo ed altri versi di guerra del grande Ungaretti,
intende certo riportare al presente fatti ormai lontani, ma soprattutto
vuole far vibrare, rintracciandoli nei suoni e nelle parole, gli unici
possibili antidoti al riaccadere della violenza: il cuore dell'uomo e la
sua indomabile esigenza di verità.
Sul palco un attore, Ugo Pagliai, un pianista,
Giulio Giurato, ed un grande schermo. Cinque grandi pagine autobiografiche
dello scrittore combattente Emilio Lussu, da " Un anno sull'altipiano",
immergono lo spettatore nella quotidianità della guerra, le marce,
le trincee, l'inettitudine dei superiori, la licenza, gli assalti al massacro,
una realtà densa di umanità e di tragedia che si impone senza
retorica e senza enfasi.
Ungaretti racconta di persona, nelle splendide
interviste di repertorio, il nascere della sua poesia in guerra, versi
che rimbalzano fra la sua voce vibrante in video e quella di Pagliai dal
vivo. Sullo schermo le immagini di guerra e il gioco del lettering dialogano
con quello che accade sul palco, scenografia di gesti accaduti e di parole.
Ad unire il tutto, fungendo da cassa di risonanza, musiche del tempo (Debussy,
Ravel, Pratella) e musiche senza tempo (Chopin, Beethoven, Schubert, Rachmaninov)
fino ai temi popolari dei canti di montagna rielaborati dal grande pianista
Arturo Benedetti Michelangeli.
Anche nella più grande e assurda
tragedia, il cuore dell'uomo, di ogni uomo di ieri e di oggi, non cessa
di desiderare, di domandare; il nostro "povero cuore, sbigottito di non
sapere..."
per contatti: robertoravaioli1@gmail.com